“MARI” di e con Tino Caspanello e con Cinzia Muscolino

Venerdì 24 e Sabato 25 Marzo ‘17
ore 21:00

Domenica 26 Marzo ‘17
ore 16:30
Teatro Libero – Via Savona, 10 Milano

MARI
di e con Tino Caspanello
e con Cinzia Muscolino
Produzione: Teatro Pubblico Incanto PAGLIARA (ME)

Premio speciale della Giuria
del Premio Riccione Teatro 2003


mari“Delizioso duetto musicale in dialetto messinese, dedicato dall’autore a coloro che amano senza parole, mentre vede prolungarsi un ripetuto breve addio, sulle rive del mare, tra un marito ansioso di restare solo a pescare e la moglie che continua a rinviare il rientro in cucina, riattaccando il discorso. Anche qui vibra una voce spasmodicamente interessata al linguaggio, che tende la rete invisibile di un sortilegio amoroso a imprigionare coi ritmi della sua partitura il movimento, legando le due figurine struggenti nel notturno marino.”
La Giuria del Premio Riccione
Un uomo e una donna, il mare; una lingua, quella siciliana, che non permette di esprimere tutte le profondità di un sentire, una lingua fatta di necessità quotidiane, che possiede solo il presente, dilatato nel testo sulla linea che separa mare e terra, su questo limite mutevole che attrae l’uno e respinge l’altra. “Mari” è quasi una partitura musicale nella struttura e nel suono delle parole accompagnate dal lento ritmo di un calmo mare notturno. Quante volte in riva al mare abbiamo parlato di Dio e del mondo, o del nostro pane quotidiano. E accade che l’uomo e la donna si parlano, non lo fanno quasi mai, e si sorprendono del loro parlare e anche del loro cantare insieme a quelle materie che solo se le conosci bene ti aiutano ad amare, anche senza la necessità di dirlo. È proprio per scoprire di quale materia siamo fatti che l’uomo invita la compagna a toccare il mare, quell’acqua scura che fa orrore e affascina allo stesso tempo, quell’elemento che ha permesso loro di parlarsi. E quando la donna, arrivata là apparentemente per caso, comincia ad avvicinarsi all’uomo che ama e che se ne sta solo a pensare sulla spiaggia, ecco che i due sciolgono finalmente i nodi che nessuna lingua potrà mai sciogliere, in parole che nessun suono potrà mai restituirci.
Mari ha ricevuto nel 2003 il Premio Speciale della Giuria del Premio Riccione Teatro; in una versione a leggio è stato ospitato da Outis nel settembre 2004; è apparso sulla rivista «Hystrio» nel  2005; è stato tradotto in francese da Bruno e Frank La Brasca e presentato a Marsiglia, Lione, Tolosa e Strasburgo tra il 2008 e il 2009 nell’ambito di “Parole in anteprima” a cura di Antonella Amirante.
Pubblicato in Francia da Editions Espace 34, nella sua versione francese è stato prodotto dal Teatro de l’Atelier di Parigi con la regia di Jean Luis Benoit nel mese di maggio 2011.
È stato presentato in polacco al Border Festival di Cieszyn a giugno 2012.
Attualmente è nel repertorio di quattro compagnie francesi e la versione della Compagnia “La lune blanche” è andata in scena al festival di Avignone a luglio 2016.
A novembre 2016 è stato rappresentato da Tino Caspanello e Cinzia Muscolino al Teatro dell’Università di Chicago Center in Hong Kong nell’ambito del Festival internazionale della letteratura di Hong Kong.
È pubblicato in Italia nel volume Teatro di Tino Caspanello – Editoria & Spettacolo 2012
“Mari” celebra nel 2017  il quattordicesimo anno di repliche.
“Una trama delicata, quasi impalpabile, modulata sul rumore del frangersi delle onde e su gesti minimi caratterizza Mari, del siciliano Tino Caspanello, un lavoro materiato di sentimenti pudichi, inespressi, che trovano nelle parole solo echi sommessi. Eppure, una volta accettata la logica di questo registro, percorso con rigore e coerenza, si entra senza difficoltà in un mondo di affetti sommersi, nella dinamica di un rapporto coniugale ove si confrontano, quasi in silenzio, due solitudini, e che diviene paradigma di una situazione esistenziale diffusa sotto ogni latitudine.” (Claudio Facchinelli, «Sipario»)
“…Una costruzione minimale, come poeticissimo e semplice, e insieme carico di risonanze antiche, è il dialetto messinese, mai forzato verso l’espressionismo, che in bocca ai personaggi diventa cantilena di ripetizioni per sfociare in un canto che è il punto più estremo di svelamento di due personaggi delicati e teneri, incapaci prima di allora, forse, di dirsi un amore che si intuisce forte e sincero. Ma qui, davanti al mare nero, le reciproche attenzioni sempre taciute si svelano, e accade il miracolo. Un miracolo anche per lo spettatore, che si commuove e sorride di fronte all’incanto di un piccolo gioiello teatrale, fragile e prezioso.” (Simona Spaventa, «La Repubblica»)
Mari è piccola cosa  preziosa  anche  in  scena… Non  solo  il testo, ma anche la  sensibile  regia riesce  a  mettere in luce l’impercettibile, e a rendere  il  non detto  indispensabile quanto gli intervalli tra le note.” (Emanuela Garampelli, «Hystrio»)
“Gesti abortiti  per paura o pudore, che sembrano  tradurre  in  scena  un’eco  sghemba e delicata di certi scambi tra  Keaton e la Masina. Due  esistenze piccole  piccole, proiettate sul mistero di un mare notturno che non riescono a vedere.” (Annalisa Sacchi , «Il giornale del festival – Santarcangelo dei Teatri»)
“Un po’ come per i testi di Jon Fosse, per certi Pinter, in scena accade veramente poco, ma quanto resta negli occhi e nella mente di questa fragile semplicità.” (Tiziano Fratus, Dramma.it)
“…Un lavoro bello, dunque, interessante e ricco di pathos, con gli orgogli e i grotteschi pudori, tipici di questa terra.” (Carmelo Duro, «La Gazzetta del Sud»)