QUANTO RESTA DELLA NOTTE
SPETTACOLO SOSPESO
Venerdì 6 Marzo ’20 | ore 21:00
Sabato 7 Marzo ’20 | ore 21:00
Domenica 8 Marzo ’20 | ore 18:00
Teatro Libero
di Salvatore Arena
con Salvatore Arena
produzione Manachuma Teatro
LO SPETTACOLO
La storia è un susseguirsi di ricordi, che risvegliano nel cuore del protagonista, Pietro, la verità nascosta.
““Mi piacerebbe mangiare un gelato al limone, disse mia madre. Le tre di notte e tutto chiuso. Un figlio torna a casa dopo tanto e lui che fa? Che fa? Disse mia madre. Va di notte a cercare un gelato fatto di limone, per sua madre”.
Dopo aver portato in scena il toccante “Come un granello di sabbia”, Salvatore Arena torna al Teatro Libero e torna a Palco OFF, con uno spettacolo che nasce dalla necessità di andare oltre la notte per immaginare un tempo dedicato all’amore, per vivere la malattia come guarigione, la morte della madre come riavvicinamento di un figlio alla vita. Un atto d’amore.
Il testo nasce dalla necessità di andare oltre la notte per immaginare un tempo dedicato all’amore, per vivere la malattia come guarigione, la morte della madre come riavvicinamento di un figlio alla vita. Un atto d’amore dunque. Vi è in questa conversazione il bisogno di ogni uomo di superare i drammi le morti le contraddizioni, di cercare una fede, una collina che sia luogo di salvezza, dove credere, dove chiedere un’assoluzione.
La storia è un susseguirsi di ricordi, che risvegliano nel cuore del protagonista, Pietro, la verità nascosta. Migliaia di parole collocate nell’arco quotidiano di tre giorni, una via crucis, una madre che va spegnendosi perché rinasca il figlio, come a partorirlo due volte a questo mondo.
Un attore, in scena, immobile su una sedia, ancorato, vincolato al racconto, inchiodato, costretto in quello spazio e in quel tempo a non distogliere il corpo da ciò che gli accade dentro, senza alcuna via di fuga.
Quanto resta della notte è un urlo muto, quieto-inquieto, cosparso di lacrime e rimorso, sacrificio necessario, gesto estremo nel silenzio.
LA STAMPA
“Una sedia, un attore, la sua voce: il più puro esempio di teatro di narrazione. In cui però l’attore non è solo narratore, ma protagonista, essenza del racconto. Colui che ci porta nel suo mondo, nei suoi sogni, nel suo percorso… il nuovo testo scritto da Salvatore Arena e da lui, più che interpretato, “incarnato”, è proprio un viaggio, un percorso nell’animo umano, alla ricerca di una redenzione, di un perdono che non viene dagli altri, ma da se stessi…, Quanto resta della notte scardina queste convinzioni e ci riporta a un’essenza teatrale che, quando è vera, sa ancora parlarci”.
“Un’emozione intensa avvolge la platea. Come unita all’attore in un’unica voce, in un unico sentire. Con lui percorre quel viaggio a ritroso nel tempo, con lui rivede la sua storia, avverte l’ansia della sua corsa, è con il protagonista nel suo sogno e con lui alla fine si emoziona, appunto. Tanto da restare silente ed immobile per alcuni minuti, alla fine della performance.
Un’emozione rara, quella vissuta dal pubblico.
Ancora una volta, quello offerto da Salvatore Arena è stato molto più di uno “spettacolo”. Anche molto più di un esempio di teatro di narrazione. Arena non racconta, è protagonista di un percorso nell’anima, di quello che lo stesso personaggio definisce un “breve lungo viaggio”, un viaggio indietro nel tempo, per mettere ordine nei ricordi, per comprendere cosa sia stata la sua vita, alla ricerca di un perdono che, prima che da parte degli altri, deve nascere da se stesso. È un viaggio teatrale che si rivela una grande prova artistica di Salvatore Arena”.