VIRGINEDDA ADDURATA 2.0
Venerdì 15 Novembre 2024 | ore 21:00
Sabato 16 Novembre 2024 | ore 21:00
Domenica 17 Novembre 2024 | ore 18:00 – SOLD OUT
Con Egle Doria e Francesca Vitale
Di Giuseppina Torregrossa
Foto di scena CRISTINA FARAMO
Regia NICOLA ALBERTO OROFINO
Di Egle Doria e Francesca Vitale sono note le qualità di acume psicologico e di attenzione alle tematiche più scottanti dell’attualità A dirigerle è Nicola Alberto Orofino che si propone come uno dei registi più interessanti di questi anni per la sua capacità di rendere scenicamente avvincenti i testi classici o modernissimi che propone al pubblico… L’autrice e le due artiste impegnate in questo lavoro hanno una consapevolezza civile e una tavolozza espressiva di indubbio rilievo; il regista ha superato con efficacia comunicativa prove di altissimo impegno.
SERGIO SCIACCA – “La SICILIA” – 04/05/2016
LO SPETTACOLO
Prendendo spunto da un fatto di cronaca realmente accaduto, Giuseppina Torregrossa affronta una violenza antica e moderna: la discriminazione posta in essere contro la donna “in quanto donna”, che in Sicilia assume spesso i connotati di una vera e propria “tragedia normale”, da nascondere agli uomini e confidare solo ai santi…
Che succederebbe se potessimo leggere nei pensieri dei Santi, che fissano chi li invoca immobili e impassibili nelle loro statue e immaginette, apparentemente condiscendenti a tutto quanto esca dalle bocche dei fedeli?
Per rispondere a questo dubbio-enigma e creare una riflessione sul tema , l’autrice in VIRGINEDDA ADDURATA (Vergine Adorata) mette in scena Santa Rosalia, patrona di Palermo.
Rosalia visse gran parte della sua vita nel silenzio di una grotta, prima nei pressi di Agrigento, poi a Palermo.
Fu dunque un’eremita.
Abituata al silenzio, del tutto priva da condizionamenti di culture, media e tendenze dominanti, ma anche dalle controculture e dalle controtendenze.
Se potesse parlare, una santa-eremita non darebbe a nessuno – né di maggioranza né di opposizione – le risposte che si aspetta.
Nicola Alberto Orofino, regista dello spettacolo, ha tratteggiato con l’originalità che gli è propria il divino e l’umano che è in questa donna misteriosa, della cui vita si sa pochissimo e che fu conosciuta solo dopo la sua morte per il miracolo della guarigione palermitana dall’epidemia di peste che colpì la città nel 1624.
Un marito, con la complicità della sua amante, trascina in un agguato la moglie, al nono mese di gravidanza, le spacca la testa, la cosparge di benzina e poi le dà fuoco.
Le protagoniste della storia, prima che la tragedia si compia, vanno tutte supplici dalla “Santuzza”.
La vittima, la madre della vittima, la figlia della vittima e l’amante del marito.
I racconti, confessioni ed invocazioni alla Santuzza consentono al pubblico di guardare allo specchio la natura di queste donne messe a nudo, le loro fragilità, le loro pochezze, ma anche l’appartenenza ad un sistema dove si sono smarriti i valori più semplici come il buon senso.
Ed in questo rapporto tra sacro e profano diviene sempre più chiaro l’abisso tra chi utilizza il sacro per futilità e la lucida comprensione della natura umana, che combina demoni e vittime, predatori e predati, quasi che l’uno non possa esistere senza l’altro. Nel confronto il confine tra bene e male si appanna, le donne si fidano e confidano nella Santa, la quale di rimando, brutalmente, ammonisce che spesso le cose, più che dal cielo, vanno risolte sulla terra.
Dopo averli lungamente invocati, quando le cose non prendono il verso che ci si attenderebbe, viene da pensare che i Santi cui si sono rivolte le suppliche più accorate abbiano abbandonato i devoti.
Ma la voce di una santa che oggi vanta 886 anni, Rosalia, si erge potente e universale:
“Si deve fare molta attenzione quando si prega, perché si versano molte più lacrime per le preghiere esaudite che per quelle non accolte”.
In scena due attrici necessariamente eclettiche, Egle Doria e Francesca Vitale, daranno voce alle donne e agli uomini, ai santi e ai fanti di una storia come tante in questo mondo.